L’esame in mascher (in) a
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“Finiamola con questa leggenda metropolitana del 100 garantito a tutti. Se arrivi alla prova finale con pochi crediti e magari fai scena muta perchè sei emozionato la promozione non è certa”, mi dice Gabriele ,neo ‘maturato’ del liceo artistico Caravillani.
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Ancora emozionata è sicuramente la ragazza del liceo Morgagni che è appena uscita e non vuole commentare. Scappa via con i compagni di scuola che l’hanno aspettata fuori dall’istituto, forse un caffè o una pizza aiuterà a recuperare la calma.
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Il giorno dell’esame scorre tranquillo negli istuti di Monteverde vecchio. Nessun assembramento davanti alle scuole, un divieto – rispettato- che da solo basta a dare l’idea di quanto sia diversa la maturità ai tempi del covid-19. Niente studenti più o meno in festa, l’emozione c’è- quella sì- e anche molta ansia, quella di chi aspetta il suo turno. Le regole impongono che si entri uno alla volta, con la mascherina, e che una sola persona- amico, genitore, parente- possa accompagnare il maturando che ovviamente entra da solo e resta di fronte alla commissione esaminatrice per un’ora. Nelle scuole dove è possibile, come al Manara, percorsi differenziati per i maturandi e i neodiplomati.
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La bella novità di quest’anno è che i sei membri della commissione sono interni e solo il presidente viene da fuori. Chi ha già superato la prova è contento di questa variazione, chi aspetta il suo turno ci spera. “I prof ti conoscono, sanno quali sono le lacune su cui è meglio non insistere”, è l’opinione di tutti, maturandi e non.
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Il passaggio più ostico per tutti è l’elaborato, la prova scritta- un progetto scelto dal Miur per il liceo artistico Caravillani, due elaborati per gli studenti del Ferraris – da completare entro il 13 giugno-e da illustrare durante l’orale alla commissione. E poi domande di cultura generale, sulle materie di studio del programma, sull’alternanza scuola lavoro, su cittadinanza e Costituzione. All’ uscita è tutto un confrontarsi su ‘che t’hanno chiesto’ , qualcuno si è segnato le domande e all’uscita legge il foglietto spiegazzato con gli appunti buttati giù appena superato il turno.
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Non si sono incontrati in aula ma si sono sempre tenuti in contatto gli studenti. “Confrontavamo la preparazione e comunque abbiamo seguito le lezioni a distanza”, mi assicura Giammarco del Galileo Ferraris, neo promosso che si gode il momento fuori dai cancelli dell’istituto.
In fondo, a parte le laboriose regole anche nella preparazione dell’aula di esame, questa maturità in epoca di pandemia non è poi troppo diversa dal passato, anche se la ministra Azzolina l’ha definita ‘epocale’. O meglio, l’emozione è la stessa. E l’ansia di fronte a un esame scatta anche nei cosiddetti nativi digitali, dotati di intelligenza umana, non artificiale.