A Roma in pulman da tante città d’Italia un lungo corteo contro la guerra di Erdogan

La manifestazione è stata organizzata dalla Rete Kurdistan e dai movimenti che in tutta Italia sostengono da anni la causa del confederalismo democratico in atto nella regione a maggioranza curda del nord della Siria : il Rojava, barbaramente attaccata dall’esercito turco ,dopo il ritiro dell’appoggio statunitense alle unità combattenti curde che hanno contribuito a sconfiggere sul campo le milizie dell’Isis

Il corteo è partito verso le tre del pomeriggio , una pioggia a tratti anche intensa minacciava di accompagnare i manifestanti durante il percorso. Fortunatamente si è interrotta proprio all’inizio della partenza quando dai treni e dai pulman cominciavano ad affluire i gruppi provenienti un pò da tutta Italia: molti dalla Toscana, ma anche da Torino , da Napoli, dal Veneto, dalla Sicilia. Dal grande pulman in testa al corteo , dove si alternavano musiche tradizionali curde , appelli, e grida di “Erdogan assassino” è stata diffusa la notizia che i pulman da Napoli erano stati fermati per controlli delle forze dell’ordine e che quindi il corteo sarebbe partito comunque e li avrebbe aspettati a piazza dell’Esquilino.

Molti romani . nonostante la giornata festiva e un pò di pioggia, si univano ai manifestanti che procedevano verso via Cavour, molti giovani e anche famiglie con bambini al seguito. Il servizio d’ordine, formato quasi esclusivamente da giovani curdi che indossavano una pettorina gialla, sfilava discreto e attento ai lati del corteo cercando di favorire lo scorrere ordinato della folla . Molte le bandiere con il volto di Abdullah Ocalan , il leader storico dei curdi , rinchiuso da più di vent’anni nelle galere turche, tante le bandiere del Kurdistan e del partito dei lavoratori del Kurdistan,il mitico PKK, considerato dal governo turco un partito terrorista.

All’altezza di Piazza dell’Esquilino, durante la sosta in attesa dei napoletani, si sono alternate dal camion diverse voci di testimoni di quello che sta avvenendo nel Rojava”I Turchi hanno torturato e ucciso molte persone, tra cui donne combattenti secondo la nostra cultura fondata sulla liberazione femminile dalle catene del patriarcato. Siamo qui a chiedere all’Europa che venga istituita una no fly zone e una fascia di sicurezza lungo il confine, sotto il controllo delle Nazioni Unite, una forza pacifica. Non vogliamo nè Turchi, nè Russi” L’appello è rivolto all’Europa affinchè trovi il suo ruolo in questo conflitto, come forza d’interposizione pacifica. Si chiede anche di bloccare la vendita di armi alla Turchia e di sostenere la popolazione del Rojava che rappresenta un modello alternativo di organizzazione sociale per i popoli dell’Oriente e dell’Occidente, basato sul pluralismo e la partecipazione democratica, sul confederalismo e sull’economia solidale nel rispetto della natura.

Straordinaria la partecipazione femminile al corteo, presente “Non una di meno” con un proprio striscione fatto calare dai bastioni di via Cavour all’arrivo del corteo , contro l’aggressione turca, il fascismo e il patriarcato.

Verso le 17,30 il lungo corteo di circa dieci mila persone raggiunge la destinazione finale di Piazza Madonna di Loreto. Cala rossastra la luce del tramonto sulla folla combattiva e composta. L’immagine di questo popolo è esattamente questa: le difficoltà sono immense, le richieste di sostegno alla causa rivolte all’Europa gigantesche rispetto alla concreta possibilità di essere accolte, ma la fermezza e la consapevolezza di avere raggiunto traguardi di civiltà e d’ immaginazione politica, impensabili in quel contesto di guerre medio orientali, rende la loro causa quanto mai viva e sentita come propria da chi anche qui è chiamato a difendere e allargare gli spazi di democrazia.

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