Si farà il processo ai quattro egiziani accusati dell’omicidio di Giulio Regeni

Raffaella Leone

La Corte costituzionale ha dichiarato “anticostituzionale” la norma che ha permesso, fino a oggi, ai quattro agenti delle forze di sicurezza egiziane accusati di aver ucciso Giulio Regeni di sottrarsi al processo non comunicando i loro indirizzi. In questa maniera non era possibile notificare gli atti e, dunque, avevano stabilito la Corte di Assise di Roma e la Cassazione il processo non poteva cominciare. E’ la svolta che si attendeva dal febbraio del 016, quando il cadavere del giovane ricercatore universitario venne ritrovato alla periferia de Il Cairo con evidenti segni di tortura. La Procura di Roma, che avviò subito un’inchiesta, in questi anni si è scontrata con innumerevoli ostacoli e veri e propri depistaggi delle autorità egiziane.

Dichiarando illegittima la norma che che consentiva ai quattro imputati (quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato) di non comunicare i loro indirizzi ed evitare, così, di essere giudicati. la Corte Costituzionale permette di avviare il processo.

“Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti.” E’ il primo commento dei genitori di Giulio, Paola Defendi e Claudio Regeni, , con l’avvocata Alessandra Ballerini, che ha seguito fin dall’inizio il tortuoso iter giudiziario della vicenda. “In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza ‘non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo’. Abbiamo dovuto resistere contro questa volontà dittatoriale per sette anni e mezzo confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare
il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo”.

Dalla Procura di Roma arriva la reazione del procuratore capo Francesco Lo Voi: “Grande soddisfazione sicuramente per la possibilità di celebrare un processo secondo le nostre norme costituzionali che restano il faro del nostro lavoro. Per il resto aspettiamo le motivazioni”. Intervengono anche i difensori dei quattro imputati, gli avvocati Paola Armellin, Anna Lisa Ticconi, Filomena Pollastro e Tranquillino Sarno, che all’agenzia Adnkronos hanno dichiarato :“Conserviamo comunque la speranza che la decisione della Corte Costituzionale non sia lesiva dei diritti fondamentali ed insopprimibili degli imputati”

Le motivazioni saranno depositate nel giro di qualche settimana, il processo potrebbe cominciare l’anno prossimo.

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