Non è una storia di quartiere, riguarda tutti noi: verità e giustizia per Giulio Regeni

Raffaella Leone

Niente da fare, le autorità egiziane ancora una volta non hanno risposto alla richiesta dei nostri inquirenti di fornire i recapiti dei 4 agenti dei servizi segreti sospettati di aver torturato e poi ucciso nel 2016 il nostro giovane ricercatore universitario Giulio Regeni. Senza quegli indirizzi, è impossibile consegnare agli imputati la notifica di rinvio a giudizio e far partire il processo. ‘L’ultima richiesta è del 6 ottobre scorso, ha ricostruito Nicola Russo, il capo dipartimento per gli Affari Giustizia, presso il ministero di via Arenula, nel corso dell’udienza davanti al gup di Roma. Gli egiziani non hanno risposto neanche alla richiesta di incontro che la ministra Marta Cartabia aveva chiesto nel gennaio scorso’.

“Se ce n’era bisogno è emersa ancora una volta e con ulteriore chiarezza che le autorità egiziane non hanno, né hanno mai avuto, nessuna intenzione di collaborare e si fanno beffe del nostro sistema di diritto. Auspichiamo in una adeguata reazione di dignità del nostro governo”, riassume Alessandra Ballerini, storica avvocata di Claudio Regeni e Paola Deffendi ai tantissimi giornalisti che hanno aspettato la fine dell’udienza fuori dalla Procura, all’ingresso della città giudiziaria .

“Questo rifiuto non ha precedenti“, ha sottolineato Alessandra Ballerini in merito alla mancata risposta alla ministra Cartabia .“Non è più soltanto una mancata collaborazione, ma una maleducazione ostentata. Bisognerebbe smettere di chiamare ‘amico’ un Paese che si comporta così”. “Le ricerche per sapere dove si trovano i quattro imputati (il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, ndr) continueranno, così come sono andate avanti finora. Servirebbero delle reazioni da parte del nostro governo, perché è chiaro che la soluzione deve essere politica, almeno per poter avviare il processo, poi sarà giudiziaria”, ha aggiunto Ballerini.

L’udienza è stata aggiornata al 13 febbraio dell’anno prossimo, con il mandato del giudice a continuare nel frattempo le ricerche dei 4 agenti di cui si conoscono i nomi ma non la residenza. Con un ostacolo in più, in questo procedimento che di ostacoli ne ha visti troppi: depistaggi, falsi colpevoli poi trovati morti, documenti che scompaiono e ricompaiono a comando :per le autorità egiziane il caso è chiuso e archviato. Tecnicamente, il processo è sospeso, di fatto fermo nella fase di udienze preliminari: la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura che chiedeva di annullare la sospensione del procedimento decisa dalla Corte d’Assise proprio a seguito dell’impossibilità -viste le mancate risposte dall’Egitto- di comunicare il rinvio a giudizio disposto per i 4 imputati.Era il mese di luglio, e già allora i genitori di Giulio- forti e lucidi come sempre- avevano commentato ‘Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. “Abnorme” è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide.’

A fronte di questo ennesimo rinvio,non vengono meno la forza e il coraggio di questa famiglia, e la derminazione a portare avanti la battaglia per ottenere verità e giustizia per Giulio. Spetta al nuovo governo mettere in campo altrettanta determinazione per quella ‘adeguata reazione di dignità’ che Paola Deffendi, Claudio Regeni e Alessandra Ballerini auspicano , insieme a tutti noi. Perchè la storia di Giulio riguarda tutti noi.

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