L’incerta novella del Federico Caffè

C’era una volta una scuola, e per ora c’è ancora,
una bella scuola situata su un’altura,
dalla quale, non lontano, sorge la Città del Vaticano.
In questo luogo fresco e ameno,
più di mille persone,

tra studenti, insegnanti e affini

giungono a piedi, con l’auto o con il treno.

Ogni dì si ritrovano tra i banchi, vicini,

per studiare in modo piacevole e sereno.

Tutto è rimasto tale,

fino al giorno in cui le autorità locali

durante le vacanze di Natale,

dopo la venuta di Gesù bambino,

hanno cambiato destinazione alla struttura,

impegnandola a vendita futura;

per uno strano giro di affari

hanno stabilito che sarà ceduta

per farla diventare un ospedale.

Impresa meritoria, per carità, cristiana,

però noi ci chiediamo:

la scuola dove andrà a finire?

Lo sanno o no i funzionari capitali

che, trasferendola altrove,

la scuola rischia di morire?

A questi signori, da cittadini preoccupati domandiamo:

perché penalizzare l’istruzione?

Perché scegliere tra due buone azioni?

Per curare i bambini non ci sono altre ubicazioni?

Ora, tra tanto dire di consiglieri e assessori

noi dubitiamo:

questa incerta novella come andrà a finire?

Nell’attesa, non demordiamo e auspichiamo il lieto fine.

Ben venga la convivenza dei due attori, senza vinti e vincitori.

Il che vorrebbe dire, per la scuola

continuare a funzionare nella sua sede attuale

e al contempo trovare posto al polo ospedaliero

in luogo più adeguato, e senza disturbare.

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