Roma e i terremoti, il rischio -modesto- viene dall’Appennino



La sismicità dell’area romana è, nel contesto nazionale, di modesta entità e può essere suddivisa in: (i) sismicità regionale, (ii) sismicità locale e (iii) sismicità urbana.

L’attività sismica regionale è associata alle aree sismogenetiche dell’Appennino centro-meridionale, distanti 60-130 km da Roma, ed è causa dei massimi risentimenti avvertiti dalla città. In particolare, i terremoti riferibili al settore abruzzese della catena (zone dell’Aquilano e del Fucino) possono generare eventi di magnitudo intorno a 7, a profondità ipocentrale compresa tra i 10 e i 15 km, con effetti massimi a Roma del VII-VIII grado Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS) e stime dei tempi di ricorrenza attorno ai 100 anni. I più celebri eventi documentati riferibili a queste aree sono quelli del 2 febbraio 1703 e del 13 gennaio 1915, che portarono morte e distruzione in ampie zone dell’Italia centrale.

L’attività sismica locale, dovuta alle aree sismogenetiche prossime a Roma, è riferibile essenzialmente ai distretti sismici del litorale tirrenico e della fascia vulcanica tosco-laziale (apparati dei Vulsini, dei Cimini, dei Sabatini e dei Colli Albani). L’area vulcanica a maggior tasso di attività sismica in tempi recenti è quella dei Colli Albani, sede di terremoti piuttosto frequenti, ma relativamente modesti in termini di energia liberata: le magnitudo massime si aggirano, infatti, intorno a 4.5, con profondità ipocentrali limitate (comprese tra i 5 e 10 km), intensità massime a Roma del VI grado MCS e tempi di ricorrenza di circa 20 anni.

L’attività sismica di origine urbana, compresa in un’area di circa 20 km di raggio con epicentri concentrati nell’area sud-orientale di Roma, è caratterizzata da frequenza di ricorrenza non elevati (tempi di ritorno di 100 anni), magnitudo inferiori a 4, intensità massime attorno al VI-VII grado MCS e profondità ipocentrali massime attorno ai 12 km, come accertato in occasione del terremoto romano del 12 giugno 1995 del VI grado MCS.

Per quanto riguarda le differenti aree sismogenetiche, è noto che la pericolosità legata alla sismicità urbana e locale è relativamente modesta, benchè non trascurabile. Tuttavia, la reale pericolosità sismica romana è essenzialmente legata ai terremoti generati dalle strutture sismogenetiche appenniniche, i cui effetti remoti possono costituire una minaccia specie nelle zone della città occupate dalle alluvioni recenti (del Tevere e dei suoi tributari) .

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