Non solo aiuti umanitari, la CRI in Ucraina progetta alloggi per gli sfollati interni

Il Presidente della Cri Rosario Valastro accanto a Annalisa Ausilio, autrice con Emiliano Albensi del documentario Respiro d’inverno

Raffaella Leone

La notte del 24 febbraio 2022 una colonna di carri armati russi lunga 63 chilometri violò i confini dell’Ucraina e avviò l‘operazione speciale voluta dal ras di Mosca Putin. Pochi giorni sono serviti all’Europa per assorbire lo choc di una guerra alle porte di casa e dichiarare solidarietà al paese invaso (le armi arriveranno in un secondo momento, su decisione dei singoli governi nazionali) . Pochi giorni sono bastati alla Croce Rossa Italiana per mettere in moto la potente macchina della solidarietà “sul campo” ,la rete di aiuti concreti e per quanto possibile capillari nel paese già devastato dai continui bombardamenti. I primi risultati di questo impegno che CRI programma già di sviluppare verso nuovi traguardi li illustra il Presidente Rosario Valastro in un incontro nella sede di via Ramazzini: 3500 tonnellate di aiuti umanitari inviati, 245 persone fragili messe in salvo in tre missioni di evacuazione da Leopoli (una delle città ucraine martoriata nei primi mesi della guerra), 27 ambulanze consegnate alla Croce Rossa Ucraina e ad oggi utilizzate come cliniche mobili per garantire assistenza sanitaria anche nei luoghi più remoti.

E poi ci sono i volontari e le tante storie, ciascuna singolare e privata, ciascuna comune e inevitabilmente anche pubblica, di chi ha cercato scampo alla devastazione: sono storie di chi ha avuto la vita distrutta, e ora cerca di adattarsi a questa strana “nuova normalità”. Sono raccolte nel documentario Respiro d’inverno , di Annalisa Ausilio e Emiliano Albensi musicato da Remo Anzovino :oggettivo come un documentario ma coinvolgente come le lacrime di una persona cara.

In quella terra devastata le persone hanno bisogno di normalità, riflette il Presidente della Cri Valastro, non per dimenticare gli orrori, le fosse comuni, le bombe sugli ospedali ma per rompere la gabbia in cui questa guerra le ha imprigionate e preparare un futuro che prima o poi verrà. Nell’immediato, c’è un progetto che sta a cuore a Valastro: la costruzione di 120 alloggi per gli sfollati interni, quelli che hanno dovuto abbandonare città e villaggi e in un alloggio, sia pure temporaneo, ritroverebbero un pò di quella strana e nuova normalità che la guerra ha creato.

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