“Nessuno è rimasto indietro, ai miei bambini dico sempre: studiate, vi servirà”

Non mollate mai. Cinzia Lucidi, maestra della scuola primaria Giorgio Franceschi, la scuola di via di Donna Olimpia che fa parte dell’istituto comprensivo di via Fabiola, lo ha ripetuto come un ritornello a suoi alunni in questi mesi difficili di didattica a distanza. A distanza per modo di dire, perchè lei stessa, con la preside e le colleghe, ha telefonato agli alunnni più a rischio.

‘Non ci riesco’ è una frase che non voglio sentire, mi dice raccontandomi delle difficoltà- numerose ma superate- di questi giorni in cui niente è più come prima.

Ha fatto lezione al telefono, nell’aula virtuale di whatshapp ha riunito i bambini a gruppi di tre, e ora può dire che tutto sommato non ci sono stati grossi problemi.

Grazie anche alle associazioni di volontariato, i bambini hanno potuto avere computer e tablet, si è mosso anche il ministero ma la scuola aveva già preparato una graduatoria delle famiglie in difficoltà cui assegnare un computer.

Sia pure a distanza, ha colto nei suoi bambini il disorientamento e il nervosismo per queste nuove abitudini, stranianti anche per gli adulti. Difficile spiegare ad un bambino l’isolamento obbligato, e del resto anche a lei manca il campo scuola già programmato, la recita, il tradizionale concorso letterario (disegni per le prime due classi, poesia o tema per le altre tre) che comunque ci sarà, ma sarà virtuale come del resto la premiazione.

Si tornerà in aula a settembre? Cinzia Lucidi lo spera, ma lo vede improbabile. Lei nel prossimo anno scolastico ricomincia con una prima elementare, dove più che mai contano il contatto umano e il lato affettivo. E non vorrebbe essere la prima a verificare sul campo le conseguenze psicologiche del lockdown.

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