Marcia nei luoghi della Roma che non dimentica nè l’orrore nazista nè la solidarietà dei ‘giusti’

Raffaella Leone

Monteverde Attiva cura la quarta tappa del Cammino

Se comprendere é impossibile, conoscere é necessario, scriveva Primo Levi. Deve essere stato questo, il principio che ha ispirato il primo Cammino della memoria, la meritoria iniziativa del nostro municipio in programma il 28 febbraio: dodici chilometri in dodici tappe per recarsi a piedi da Forte Bravetta all’ex ghetto di Roma.

Un cammino importante, fortemente voluto e sentito. L’idea è quella di unire i diversi quadranti del Municipio attraverso un cammino che abbracci ,simbolicamente, le cittadine ed i cittadini del Municipio XII tutto. Un cammino che è simbolo di condivisione e trasmissione di una memoria che deve sopravvivere, che non deve testimoniare solamente la morte, ma anche la forza ed il coraggio, la speranza e la solidarietà di chi ha detto no, di chi ha aiutato, protetto e difeso, a costo della propria vita,’ riassume e spiega Isabella Cognatti, vice presidente della commissione cultura, che ha promosso questa iniziativa insieme a Tomassetti e al presidente della commissione stessa Colafranceschi .L’itinerario attraversa il territorio del municipio sostando nei luoghi della violenza nazi-fascista ma anche in quelli che, a diverso titolo, costituiscono un simbolo della solidarietà e della vita democratica della città. Ci si può aggregare in qualsiasi tappa, se non si vuole o non si è allenati abbastanza per percorrere tutto il cammino.

La ‘memoria che deve sopravvivere ‘ é affidata soprattutto alle scuole, più che mai oggi che a poco a poco si spengono quelli che hanno vissuto su se stessi, corpo e anima, l’orrore della deportazione e dei campi di concentramento e che sono tornati, testimoni a lungo inascoltati . Che cosa sanno i ragazzi della Shoah? Conoscono il significato e il valore simbolico delle pietre di inciampo? (le più recenti sono state messe al Portico d’Ottavia, in ricordo dei parenti deportati e uccisi ad Auschwitz di un monteverdino doc, ma tante ce ne sono, nel quartiere). Tappa doverosa, quindi, quella prevista a Rosolino Pilo, come del resto interessanti sono tutte le tappe. Una in particolare, quella della Trasfigurazione, permetterà di conoscere una parte della storia che forse non tutti i monteverdini conoscono, con la visita alla camera segreta dove diversi ebrei furono nascosti.

Ci saranno tutti, dal sindaco Gualtieri al presidente del municipio Elio Tomassetti alla presidente della Comunità Ebraica Ruth Dureghello, al rabbino Riccardo Pacifici, ai rappresentanti dell’Associazione nazionale partigiani, a diverse associazioni anche di quartiere. Ma quello che più importa é che ci siano gli studenti, i giovani, cui è affidato il compito di essere custodi della memoria del passato ma anche barriera contro ogni rischio di ritorno al passato. Ne abbiamo bisogno, in questi tempi aspri.

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