A UNA DONNA CHE NON HO CONOSCIUTO

di Vincenzo Valentino

Ti chiamavi Torpekai Amarkhel,

l’ho appreso dai giornali,

eri giornalista, forse borghese.

Afgana oppressa dai talebani,

eri scappata dal tuo paese.

Non hai preso un taxi del mare

ma il tuo viaggio l’hai pagato caro:

sei annegata con i tuoi familiari

nella speranza di una vita migliore,

non sapevi di burrasche di mare,

ti bastava il tuo terreno dolore.

Non conoscevi chi ti guidava

ma hai lottato per poterti salvare

quando i venti hanno preso a infuriare.

Anche se non sapevi nuotare

hai cercato di farti aiutare

dai pescatori, dalla guardia costiera;

ordine mancato da chi di dovere,

comandi interrotti nella filiera

così sei annegata nella notte nera

in compagnia dei tuoi familiari,

ignorando le ordinanze in vigore

sperando invano nelle leggi del mare

senza sapere del rinnovato rigore.

Un’altra cosa non sai, Torpekai,

che dalla terra dove ora riposi

per te, disperata, nessuna scusa:

questo è il rimprovero di Piantedosi.

Di tanta accoglienza promessa e negata

restano brandelli di barca spezzata.

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