Il paradosso del Pd monteverdino
Vince nel municipio ma è coinvolto nella crisi del partito a livello nazionale
Raffaella Leone
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Una premessa è indispensabile: non sono iscritta al Partito Democratico nè ad alcun altro partito, movimento, gruppo con diritto di tribuna o altro. Ma sono un ‘essere politico’ -aggiorno la definizione di Aristotele- e da cittadina osservo e riferisco, Scrivo del Pd perchè è l’unico partito che ha avviato una riflessione con gli iscritti, la ‘base’, dopo la sconfitta, e il cui segretario ha annunciato le dimissioni dopo un congresso ( si spera) chiarificatore, assumendosi da leader le responsabilità. La Lega è crollata, ma il segretario Salvini si confronta solo con la cerchia dei fedelissimi e alza voce e richieste verso la premier in pectore, come se niente fosse stato. Conte ha più che dimezzato i milioni di voti che avevano portato i 5 stelle in Parlamento, ma non ne parla, anzi sfrutta ogni occasione per rivendicare i successi del suo movimento.
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Quindi sì, meritano attenzione i dem, che dal 26 settembre si interrogano e portano avanti una riflessione- ‘dolorosa’, riassume per tutti una militante del circolo pd di via Tarquinio Vipera- riflessione che ,nelle dichiarazioni anche eminenti che abbondano e strabordano in questi giorni, a tratti sfiora l’autodafè e arriva a chiedersi ( tutti in buona fede? Mah) se non sia il caso di scioglierlo, questo partito, o per lo meno di cambiare nome e simbolo . Per iscritti e simpatizzanti gli argomenti sono terribilmente concreti: si parla sì di alleanze- quelle che sono saltate, quelle che non si sono saldate, quelle tradite dagli interlocutori- ma si parla soprattutto di come ricostruire una identità forte del partito in una realtà politico-sociale non solo mutata ma in continuo cambiamento. Ci si confronta, nella sezione di via Vipera, sulle nuove emergenze, in primis quella ecologica, sulla crisi della rappresentanza e sull’assenteismo ( affluenza al 63,9%, la più bassa di sempre) e su come recuperare il radicamento – un tempo fortissimo- sul territorio. I toni non sono aggressivi,anche le ‘colpe’ della segreteria Letta perdono peso nella ricostruzione di come è nato il partito, della scommessa di fondere culture politiche diverse in nome dell’obbiettivo comune: le riforme. Ma il vecchio militante che agita arrabbiato il suo pacchetto di tessere accumulate negli anni punta dritto al cuore del problema: la classe dirigente dei dem deve farsi da parte, non si ricostruisce il partito lasciando campo libero alle varie correnti.
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Messaggio recepito sicuramente da Claudio Mancini, eletto deputato nel collegio plurinominale del nostro territorio, che si augura un congresso con regole certe e chiare, e una recuperata capacità di guida, questa volta da e dell’opposizione. Il paradosso è che il Pd in termini percentuali non ha perso voti rispetto al 2018 ( (19% vs 18,7% fonte Cise Centro italiano Studi Elettorali) , e a Monteverde il centrosinistra ha vinto sul centrodestra staccandolo di 4 punti ( grazie però solo ai voti di Monteverde Vecchio, non è andata così a Bravetta e Massimina) . Ma ‘è una questione nazionale’, riflette il presidente del Municipio Tomassetti. Se così è, non riguarda solo il Pd, riguarda il corretto funzionamento e bilanciamento del confronto parlamentare , in sostanza l’esercizio della democrazia in una repubblica parlamentare quale l’Italia (ancora) è.