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Venticinque novembre tutto l’anno

Reporting sexual assault and workplace harassment as a whistle blower or whistleblower with male symbols as a victim of peear sex abuse with 3D illustration elements.

di Carla Cantatore

Oggi è il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Oggi ne sono state uccise due, in provincia di Padova dal marito “geloso” e in provincia di Catanzaro dall’amante che intendeva lasciare.
Grande partecipazione dei media, interviste in ogni programma radiofonico e televisivo, abbiamo sentito le più svariate voci fra cui, magari in parallelo, alcune casualmente parlavano del loro libro o del loro spettacolo.
Va tutto bene, ci siamo abituate.

Il vero problema nasce da lontano, da particolari apparentemente trascurabili per i più.
Gli stereotipi di genere che a noi non passano mai inosservati ma ai quali le persone perlopiù non badano come se fossero ininfluenti sono in realtà la pietra fondante, dagli stereotipi nasce il pregiudizio e da questo la discriminazione. Da qui alla sottomissione violenta e forzata, a volte definitiva, il passo è brevissimo.
Sentiamo ancora sottovalutare la declinazione al femminile di un titolo istituzionale come se fosse questione di lana caprina. E’ invece l’affermazione in primis di un uso corretto della nostra lingua e (questo il vero problema) l’affermazione di un “potere” al femminile. Che dà fastidio a molti uomini e purtroppo anche a qualche donna che non ha ben recepito il messaggio che le parole veicolano.

Il discorso è ancora lungo e complesso, come ignorare, ad esempio, che proprio in questi giorni va in onda sulle reti TV Rai un “tutorial” che insegna alle donne ad essere sexy al supermercato? La strada per abbattere gli stereotipi è lunga e faticosa.

Sei brutta, sei grassa, sei stupida …

Si può rubare la vita a una donna rapidamente con un colpo di pistola o di fucile, strangolando, cospargendo di benzina e dando fuoco, a botte, con un bastone, un coltello e perfino con un matterello … la fantasia non manca al femminicida.

Ma si può anche rubarle la vita lentamente, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, prevaricando, umiliando, negandone il valore, i diritti, la dignità e i bisogni.
Rubandole la libertà.

Venticinque novembre tutto l’anno

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