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Un “brindisi ironico” con l’acqua del Tevere. I tanti dubbi sul “miracoloso “potabilizzatore di Acea

Gli attivisti del Coordinamento romano per l’acqua pubblica (CRAP) , si sono riuniti l’altro ieri per un “brindisi ironico” sulle sponde di quello che fu il biondo Tevere, oggi il fiume più inquinato d’Italia, a detta degli esperti. Sembra infatti che ACEA , Comune e Regione Lazio abbiamo trovato un’intesa sull’avvio di un impianto di potalizzazione che dovrebbe ” dissetare” circa 400 mila cittadini romani nell’area di Roma nord.

Molti sono gli interrogativi sollevati dal Coordinamento romano in una lettera aperta alla Sindaca di Roma, al Presidente di Acea e al Presidente della Regione Lazio che riportiamo integralmente :

Alla Sindaca di RomaVirginia Raggi

Alla Presidente di Acea SpA Michaela Castelli

Al Presidente della Regione Lazio

Nicola Zingaretti

Tevere da bere : una risposta pericolosa alla crisi idrica . Davvero Acea, Comune e Regione sono tutti d’accordo?

In una città come Roma, alimentata principalmente da acqua di sorgente che viene dispersa per circa il 40%, una gestione saggia sia della risorsa idrica che di quelle ecomiche derivanti dalle bollette dei cittadini vedrebbe un’azienda e le amministrazioni impegnarsi alla manutenzione delle reti, a tutela anche delle fonti idriche al fine di escludere un aumento del prelievo.

Invece, si è proceduto alla realizzazione di un’opera,l’impianto di potalizzazione del tevere a Grottarossa, costata diversi milioni di euro che ACEA ha già iscritto nel bilancio idrico per l’estate 2019, quindi potenzialmente in funzione da un momento all’altro. Emergenziale, proprio come il lago di Bracciano, che però l’azienda nel tempo ha utilizzato in maniera “strutturale” fino allo stop imposto alla captazione per la compromissione dell’ecosistema a seguito della crisi idrica del 2017.

Ancora una volta invece di ridurre le perdite sulla rete idrica si realizza un’opera “torbida”come l’acqua del Tevere, con l’avallo di diversi enti e amministrazioni.

Crediamo che quest’operazione che presenta moltissimi punti critici sia dal punto di vista procedurale che ambientale, rappresenti l’ennesimo esempio di malagestione dell’acqua nella città di Roma.

Innanzitutto un’opera così delicata è stata approvata e realizzata con una procedura lampo : approvato in via preliminare a Dicembre 2017 è stato inaugurato da pochi intimi 12 mesi dopo.

Potrebbe essere solo efficienza , se non vi fossero una serie di aspetti poco chiari. Vi poniamo alcune domande a cui vi chiediamo di rispondere ciascuno per il ruolo che gli compete:

  1. Il progetto presentato alle amministrazioni pubbliche competenti era di fatto irrealizzabile , pochè quando sono stati richiesti i pareri la normativa regionale vietava l’uso potabile di fiumi che ricevessero scarichi industriali sul loro corso. Come possono considerarsi legittimi quei pareri e il voto dei sindaci coinvolti nella conferenza dell’ ATO 2 di Dicembre 2017 del quale non appare la conta nel verbale?
  2. Non appare curioso che la normativa regionale sia stata modificata solo a seguito della realizzazione dell’opera , permettendone così la possibile entrata in funzione?
  3. Siete sicuri che la caratterizzazione dell’acqua del Tevere sia stata effettuata in ottemperanza a tutte le norme previste dalla legge? I tempi e le modalità della caratterizzazione lasciano diversi dubbi
  4. La tecnologia utilizzata nell’impianto di potabilizzazione , basata su filtri a carboni attivi, non è specifica per sostanze come metalli pesanti, idrocarburi e microplastiche , che diversi studi scientifici dimostrano essere presenti nel Tevere . Siete sicuri che questo non rappresenti un rischio per la salute?
  5. Siete dunque sicuri che non si darà da bere ai romani un fiume di veleni? Con quale frequenza verranno effettuati e resi pubblici i monitoraggi?
  6. A fronte di una dispersione delle reti di circa il 40%, ossia 9.000 l/s , la soluzione per mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico di Roma è la costruzione di un’opera che al massimo immetterà in rete 500l/s ossia 1/18 dell’acqua che si perde. Siete sicuri che sia una scelta razionale e compatibile con la sfida del risparmio idrico che le grandi città sono chiamate a compiere?
  7. A fronte di perdite così ingenti è stato approvato il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, lasciando intravedere la prospettiva dell’aumento dei prelievi da quelle sorgenti, mettendo ancora più a rischio un acquifero di rilevanza nazionale, una riserva strategica e un ecosistema unico. Siete sicuri che continuare a sfruttare al massimo le fonti , invece di ridurre gli sprechi, sia un buon modo per investire i soldi dei cittadini e garantire il futuro della risorsa idrica?
  8. L’A.D. di ACEA , in Assemblea dei Soci si è rifiutato di comunicare un obiettivo percentuale di riduzione delle perdite. Esiste un obiettivo di questo tipo? Perchè gli enti preposti non lo impongono al gestore Acea2 SpaA ? Siete sicuri che una reale ristrutturazione della rete idrica non sia l’unica strada sensata per far fronte alle future” crisi idriche” ?

Noi siamo sicuri che , se non verranno modificate le politiche e la strategia aziendale sulla gestione dell’acqua guardando alla sua tutela e preservazione per le generazioni future , sarà la storia a condannarvi come responsabili di un disastro annunciato.

Riteniamo necessario che il potabilizzatore non entri in funzione per uso potabile,ma al limite per usi non potabili, come l’impianto preesistente che dagli anni novanta prelevava acqua dal fiume e ne ricavava acqua per annaffiare parchi e ville di Roma e del Vaticano.

Infine vi segnaliamo che , nell’ambito della campagna che abbiamo messo in campo, intendiamo presentare un esposto tramite cui chiedere a diversi enti di chiarire i dubbi procedurali e ambientali legati a questa opera.

Roma 01/08/2019 Coordinamento Romano acqua Pubblica

Fanpage riporta una “tranquillizzante” dichiarazione del presidente della Commissione Ambiente della Regione Lazio Valerio Novelli “L’Arpa ( Agenzia regionale per l’ambiente) andrà a fare le verifiche e analisi per capire se l’acqua che esce dal potabilizzatore rispetti le norme e i canoni per l’acqua potabile”

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