QUI Monteverde

Serve un pò di verità e una nuova mobilitazione per il futuro del Forlanini

Raffaella Leone

Ha fatto colpo e farà storia la sentenza del Consiglio di Stato che dispone la riapertura dell’ospedale San Giacomo restaurato e subito dopo chiuso per rientrare dal pauroso deficit sanitario regionale. Il supremo giudice amministrativo ha scritto chiaramente che non si può abolire il diritto alla cura nel nome del risparmio. Che il San Giacomo riapra è tutt’altro discorso. Sarebbe di competenza del Comune, ma i piani sanitari sono di competenza regionale e Alessandro D’amato, il deus ex machina della nostra sanità, preso atto della sentenza, ha dichiarato che in regione non servono altri posti letto. Per bene che vada, si aprirà un nuovo contenzioso con l’indomita duchessa Oliva Salviati, erede del Cardinale che donò lo stabile a condizione che fosse utilizzato a scopo sanitario e che ha assicurato: io non mollo.

Noi non molliamo dovrebbero dirlo anche i romani (e non) che da anni si battono per a riapertura del Forlanini. Il Comitato Roma12 e alcuni cittadini hanno presentato ricorso al Tar per impedire la vendita del complesso, che di fatto è stato di nuovo inserito nel patrimonio indisponibile della Regione . Ma il confronto che pure si era aperto con la Pisana è in stallo, non si sa niente dei passaggi successivi , e finora non ha prodotto alcun atto concreto. Il che non vuol dire che niente si muova in Regione ( che diversamente dal Comune, non è sotto pressione elettorale) . Qualcosa si è mosso, come ben documenta il sito sireneonline. Ma c’è il sospetto, la quasi certezza, che tutto giri a vuoto. Sono stati stanziati 75mila euro per lo studio di fattibilità della tanto cara ( alla Pisana) e altrettanto inesistente Agenzia europea per la ricerca biomedica. In più, questo studio di fattibilità è stato affidato a Laziocrea, società in house della stessa Regione, che però ha come missione aziendale “servizi di elaborazione, predisposizione, archiviazione e controllo dei documenti per la gestione dei piani operativi regionali e dei programmi operativi co-finanziati dall’Unione Europea”, oltre a dare una mano per le pubbliche relazioni e la digitalizzazione. Niente architetti, ingegneri, tecnici o simili, l’home page della società riporta avvisi di gare per contributi ad aziende in settori come turismo o gli sport dilettantistici.

Il fatto è che con il Recovery plan sul sempre deficitario sistema sanitario cadrà una pioggia di euro. Sarebbe un’occasione da cogliere per raddrizzare un sistema nazionale e regionale che ha visto- anche in piena pandemia- gonfiarsi a dismisura il ricorso ai privati e accantonare brutalmente la medicina di territorio. E sarebbe un’occasione da cogliere per chiarire se si sceglie di affidarsi prioritariamente alla sanità pubblica o a quella privata .Stanziare 75mila euro per lo studio di fattibilità di un’agenzia inesistente più che un investimento sembra uno spreco di soldi pubblici .E fa capire che è arrivato-tornato-il momento di mobilitarsi per il ‘Forlanini bene comune.’

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