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Omicidio Regeni, il testimone Delta conferma: Giulio torturato

Una nuova testimonianza si è aggiunta nel processo in corso a Roma ai quattro agenti della sicurezza egiziana identificati e processati in contumacia ( l’Egitto non fornisce i loro indirizzi) per l’omicidio di Giulio Regeni, il giovane ricercatore universitario ritrovato cadavere e con evidenti segni di tortura alla periferia di Il Cairo nel 2016.Protetto da una tenda che impediva di vederlo, un detenuto egiziano arrestato insieme al nostro giovane ricercatore di Fiumicello ha testimoniato di essere stato portato nel carcere chiamato ‘l’inferno dei vivi’. Giulio in macchina chiedeva di contattare un legale e la nostra ambasciata a Il Cairo’. Ha detto di essere stato rinchiuso in una cella accanto a quella di Giulio e di sentire le sue urla quando lo torturavano L’egiziano è rimasto in carcere per 5 mesi e ne è uscito solo dopo aver pagato il rilascio con soldi e terreni. Ha detto di vivere ancora nel terrore. Nella precedente udienza era stato proiettato in aula la videotestimonianza di un detenuto palestinese rinchiuso nello stesso carcere di Giulio. Nel video già trasmesso da Al Jazeera e proiettato in aula il detenuto testimonia di aver visto Giulio bendato, sfinito dalla tortura, riportato in cella a spalla da due carcerieri. Usavano la scossa elettrica, lo torturavano con la corrente, ha detto il detenuto, aggiungendo che a portare il giovane agli interrogatori erano ufficiali che aveva già visto, altri che non aveva mai visto prima e un dottore specializzato in psicologia. Secondo la testimonianza, chi conduceva gli interrogatori insisteva molto nel chiedere a Giulio dove avesse imparato le tecniche per superare gli interrogatori. I genitori, Paola Deffendi e Claudio Regeni sono usciti dall’aula durante la proiezione e durante la testimonianza del detenuto egiziano, troppo straziante anche per chi, al momento del riconoscimento, aveva dovuto guardare il corpo torturato del povero Giulio. Assenti sin dall’inizio del processo i quattro imputati, individuati solo grazie alla tenacia dei nostri inquirenti e dopo una lunga serie di depistaggi da parte egiziana. Secondo i pm italiani era un tentativo di depistaggio anche l’accusa a Giulio di essere una spia. In realtà Regeni stava svolgendo una ricerca sul sindacalismo, come parte del dottorato per l’università di Cambridge e la sera della scomparsa avrebbe dovuto incontrare proprio un sindacalista.

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