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Grandi manovre per chiedere riapertura e riutilizzo del Forlanini, proprietà pubblica e bene comune

Le rivoluzioni si fanno, non si annunciano. Le manifestazioni invece qualche volta conviene annunciarle e stare a vedere l’effetto che fa. E ai piani alti della Pisana deve aver fatto effetto l’annuncio della manifestazione promossa dalla Cgil per il 20 ottobre sotto la sede della Regione per chiedere la riapertura del Forlanini. Stavolta non sono solo i comitati cittadini, a muoversi è la Cgil: non porterà più in piazza milioni di persone come al Circo Massimo a Roma e certamente non è più la cinghia di trasmissione del peraltro deceduto Pci, ma è pur sempre il più grande sindacato italiano. E per giunta insistente: all’annuncio della manifestazione ha fatto seguire una lettera al presidente della commissione regionale sanità Giuseppe Simeone, così da evitare ‘cadute dalle nuvole’ sempre in agguato anche in questa conosciutissima vicenda.

Alla Pisana dunque deve essersi acceso il segnale di allarme, e potrebbe portare a prese di contatto informali o addirittura ad un incontro. In effetti molto si sta muovendo in questi giorni, alla manifestazione della Cgil ha aderito anche Italia Nostra , e in più proprio il giorno prima della manifestazione- lo segnala su Il Tempo.it l’ex presidente della regione Storace- uno che davvero non può dirsi estraneo alla vicenda Forlanini- i consiglieri regionali discuteranno una mozione della consigliera leghista Laura Corrotti, che impegna la Regione a riaprire e riqualificare le strutture del Forlanini – prospettiva che non piace affatto all’attuale assessore D’Amato- per destinarle esclusivamente “ad attività di natura socio-sanitaria, nelle more della riorganizzazione della rete ospedaliera regionale”.

Più o meno quello che il coordinamento Forlanini bene comune chiede da anni , allegando anche una serie di proposte- dall’istituzione di un reparto per le acuzie alla sede alternativa per la Asl Roma 3 attualmente in affitto a spese dell’erario, ad un reparto per le famiglie di sospetti covid, ora ospitate in alberghi sempre a spese dell’erario, alla riapertura al pubblico del meraviglioso parco, alla cura e valorizzazione del museo . Tirando le somme, quello che rende diversa la mobilitazione di questi giorni rispetto alle tantissime del passato anche recente – e pur senza considerare la possibilità attualissima di utilizzare fondi europei finora nemmeno chiesti- è la mole di consensi che questa volta è alla base della richiesta della riapertura e che dovrebbe spingere i responsabili politici almeno all’apertura di un tavolo e alla convocazione dei comitati. Sarebbe già un bel passo avanti in questa vicenda sprofondata da anni in un sonno profondo. E non è un chiedere troppo.

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