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Con Monteverde antirazzista a Planetarietà un dibattito sui migranti in Libia : cosa succede nelle carceri libiche?

L’Associazione “Monteverde antirazzista” , ha organizzato Lunedi 11 Febbraio, nei locali di via P. Falconieri , un incontro pubblico sulla condizione dei migranti in Libia. Ospiti due autorevoli conoscitori della questione Libia : Stefano Galieri, giornalista e attivista antirazzista e Fulvio Vassallo giurista , docente all’Università di Palermo. La testimonianza di Enzo che ha accolto in casa un rifugiato.

Luisa Stendardi

Il salone dell’Associazione culturale Planetarietà , a due passi da Piazza Donna Olimpia a Monteverde Nuovo, ha cominciato a riempirsi intorno alle 18,00 di molte persone di diverse età che erano state informate dell’evento dai social e sopratutto dal puntuale volantinaggio degli attivisti di Monteverde antirazzista che, nei giorni precedenti l’incontro, avevano battuto le piazze del quartiere .

Il tema dell’incontro era composto di alcune cruciali domande : Che cosa succede veramente nelle carceri libiche? Che rapporti tra milizie libiche,guardia costiera libica e scafisti? Quali accordi sono stabiliti nel Memorandum d’intesa firmato con la Libia nel 2017 e rinnovato il 2 Febbraio 2020 dall’attuale governo?

Il primo a parlare è Fulvio Vassallo, avvocato, docente in “Diritti umani” all’Università di Palermo e attivista dell’associazione Diritti e Frontiere. il tema affrontato inizialmente è un breve riepilogo degli avvenimenti sui flussi migratori dalla Libia a partire dai primi accordi risalenti al 2007 con la guardia costiera libica, fino all’ultimo Memorandum del 2017.

Proprio il 2 Febbraio scorso, infatti, è stato rinnovato per altri 3 anni il Memorandum d’Intesa tra Italia e Libia con il trasferimento di risorse e mezzi alla Guardia costiera libica che “come denunciato da Amnesty International in questi anni ha rigettato nelle mani dei trafficanti decine di migliaia di persone”. Vassallo ha sottolineato che il Memorandum è un atto opaco , di dubbia costituzionalità, che rappresenta un’intesa non vincolante senza un voto del Parlamento . Il Ministro degli Esteri Di Maio ha inviato un documento di parziale modifica al precedente accordo che ora si rinnova con Al Serraj, la Libia infatti come entità statuale non esiste in presenza di una guerra civile . Le parziali modifiche parlano di “miglioramento delle condizioni di vita nei campi libici” che l’Italia si impegna a finanziare. Ma questi finanziamenti a quali soggetti arriverebbero? In Libia c’è la guerra civile e sostanzialmente si finanziano soggetti che un giorno vestono la divisa di guardia costiera e un altro giorno fanno commercio delle persone. Se quindi un cambiamento c’e stato rispetto alla linea di Salvini per quanto riguarda l’accoglienza nei porti, l’opacità permane in merito agli accordi . Le milizie cambiano continuamente collocazione, tutto il territorio libico è insicuro, totalmente in guerra. Come accade con l’Irak , con la Siria dobbiamo accettare che di fronte a noi tutti quelli che tentano di scappare hanno diritto all’asilo politico perchè c’è la guerra, quindi parlare di “miglioramento delle comdizioni di vita nei campi libici” acquista un suono opaco e sinistro.

Stefano Galieni , giornalista e attivista dell’ADIF (Associazione diritti e Frontiere) ha parlato della scarsa incisività del ruolo della stampa nella vicenda libica. Pochi sono i giornalisti che documentano gli eventi sul campo. Il divieto di importare armi stabilito dall’ONU è un’espressione vuota di contenuto, le armi arrivano , nuovi attori riempiono la scena : Turchia. Russia , Egitto. Le agenzie dell’ONU ribadiscono che in Libia non può esistere il rispetto dei diritti umani dei migranti, intrappolati nei centri di detenzione, a maggior ragione oggi con la guerra in corso. Non esistono posti sicuri , L’UNHCR , l’agenzia dell’ONU che si occupa dei rifugiati, ha difatti interrotto la sua attività per motivi di sicurezza. Tripoli è sotto costante pressione militare. La politica europea è sorda e assente, per salvare la vita dei migranti sarebbe necessario un intervento delle Nazioni Unite per una evacuazione totale dei centri di detenzione.

Dopo gli interventi dei due relatori, ha preso la parola Laura dell’associazione Refugees Welcom Italia che si occupa di stabilire un ponte tra i rifugiati e i cittadini attraverso specifici progetti di scambio e di accoglienza. E’ possibile attraverso quest’associazione ospitare un rifugiato nella propria casa per un certo periodo di tempo e aiutarlo a non sentirsi estraneo e isolato dalla comunità locale. L’associazione opera in tutta Italia ed è stato molto interessante ascoltare la testimonianza di Enzo, molto conosciuto nel quartiere di Monteverde, che da qualche tempo ospita un giovane rifugiato nella sua abitazione. Non si tratta solo di dargli un tetto , si tratta di instaurare rapporti umani molto coinvolgenti con persone che molto spesso hanno vissuto terribili esperienze. C’è consapevolezza di quello che succede in Libia nei paesi d’origine dei migranti?” Domanda interessante”, replica Stefano Galieni “Il quadro è variegato. In alcuni paesi c’è piena consapevolezza, come nel Sahel, la fascia di territorio dell’Africa sub -sahariana, lì la situazione soprattutto dei giovani è senza speranza, la Libia , per quanto insicura, rappresenta una speranza,una possibilità. Gli stati africani spesso impediscono la mobilità , l’unica via di fuga è il viaggio con l'”aiuto” dei trafficanti.

Altre domanda dal pubblico “Il decreto flussi che fine ha fatto?” Risposta “E’ bloccato da cinque anni”Se si riaprissero i flussi si potrebbe inaugurare un capitolo nuovo. Ma la prevalente visione nazionalistica ha contribuito in questi anni a questa chiusura, che favorisce lo sfruttamento dei migranti e impedisce al nostro paese di stabilire le quote d’ingresso ,di cui pure ha bisogno.

L’assemblea si scioglie con l’intenzione di rivedersi presto per un aggiornamento e per mettere l’accento la prossima volta sulle buone pratiche che pure esistono in Italia per favorire i rapporti tra i migranti, i rifugiati e la popolazione.

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